FORZA D’AGRO’ – E’ stata appellata la sentenza con la quale lo scorso 23 marzo il tribunale elettorale di Messina aveva rigettato il ricorso di un cittadino elettore di Forza D’Agrò per la decadenza del sindaco Fabio Di Cara per incompatibilità in quanto il fratello Emanuele è consigliere comunale. Il ricorso in appello è stato notificato ieri al sindaco Fabio Di Cara ed al Comune di Forza D’Agrò (che in primo grado non si era costituito) e la prima udienza è stata fissata per il 1° giugno prossimo.
I motivi del ricorso in appello ricalcano quelli esposti in primo grado e rigettati dal collegio presieduto dal consigliere Minutoli. Di Cara non potrebbe fare il sindaco perché “non possono far parte della Giunta, il coniuge, gli ascendenti ed i discendenti, i parenti e gli affini sino al secondo grado, del Sindaco, di altro componente della Giunta e dei consiglieri comunali”. Il fratello Emanuele, però, è semplice consigliere comunale di maggioranza, anche se ha l’incarico di capogruppo, e nulla c’entra con la giunta come aveva già precisato una circolare esplicativa dell’assessorato regionale per le autonomie locali, già nel 2012 quando lo stesso elettore fece ricorso per via amministrativa e anche questo rigettato. In quella nota dell’assessorato veniva chiarito che l’invocata incompatibilità non poteva operare tra il sindaco (eletto dal popolo) ed il consiglio comunale. Il presidente Minutoli aveva inoltre rilevato che seppur il sindaco fa parte della Giunta comunale è altresì certo che egli ha un’autonomia organica e funzionale dalla seconda, ed in conclusione ha scritto nella sua ordinanza che “il ricorso va rigettato, in quanto la causa di incompatibilità non si applica al Sindaco, ma solo agli altri componenti della Giunta comunale”.
Era la prima volta che un tribunale esaminava questo tipo di ricorso contro la contemporanea presenza di due fratelli nella stessa amministrazione. Proprio per questo la gestione del Forza D’Agrò era diventa un caso regionale e c’era molta attesa per quella decisione del tribunale di Messina. Ora la questione passa davanti ai giudice della Corte di Appello.
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