FORZA D’AGRO’ – Le belle foto realizzate da Francesco Savoca con l’impiego di un drone hanno riaperto la ferita mai rimarginata del completamento degli scavi archeologici di Scifì. Scavi che cominciarono nel 1998 grazie ad una intuizione (suffragata da studi approfonditi) di un insegnante, il prof. Giuseppe Lombardo, oggi scomparso, che da alcuni reperti rinvenuti in quel sito nel 1987 ritenne che sotto terra ci dovessero essere i resti della prima Abbazia dei SS. Pietro e Paolo D’Agrò, sepolta da una alluvione e poi ricostruita sulla sponda opposta, proprio difronte a Scifì. Non si trattava dell’Abbazia ma di una fattoria di epoca romana. Poco importa, tanto bastava per riscrivere la storia della nostra Valle. Ebbene in tutto questo tempo tutto quello che era stato portato alla luce ora è preda dell’oblio, dell’abbandono, del degrado.
E’ proprio vero il detto secondo il quale il Signore manda il pane a chi non ha i denti.
Una risorsa che potrebbe portare lavoro e benessere. Nel 2013 il sito venne vincolato dalla Regione, nel 2014 in Prefettura si tenne un vertice dal quale emerse che il sito aveva le sue potenzialità. Dopo di che l’oblio.
Non fosse per noi quattro giornalisti che ce ne occupiamo, la terra potrebbe ringhiottire quelle mura.
Sindaco e assessori perchè non “tuppuliano” alla porta dell’assessorato? Come faceva la buonanima del cav. Guarnera, che tutti denigrate, ma che otteneva sempre quello che chiedeva. Con umiltà e senza lauree.
Con convinzione, sarebbe meglio. Scrivere lettere serve solo a consumare carta (e alberi).
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