Nicola Di Cara – L’esistenza di un “Villaggio d’Agrò”, a ridosso della Fiumara d’Agrò e vicino al Monastero dei S. S. Pietro e Paolo d’Agrò, è documentata in un Diploma del Re Ruggero II del 1117. In tale Diploma, riportato dall’Abate e Storico Rocco Pirri nella sua Sicilia Sacra (1630), è scritto: “… doniamo al suddetto Monastero il Villaggio d’Agrò, situato fra i predetti confini, con tutti gli uomini in esso abitanti, affinché facciano i servizi necessari al Monastero, dovunque essi siano …”. In tale diploma di donazione si fa per la prima volta menzione del “Vicum Agrillae”, che non “conteneva” il territorio dove oggi si estende Forza d’Agrò. La “Terra d’Agrò” è nominata in un diploma di Re Guglielmo II (nipote di Ruggero II), datato marzo 1168, che rilevo dai Documenti per servire la Storia di Sicilia (1872-76) dello storico Raffaele Starrabba: “Concediamo in dono alla Chiesa di San Salvatore situata in una lingua di terra presso Messina tutti i boschi di pascoli e gli alberi della Terra che è chiamata di Agrò …”. Ne Le Province siciliane studiate sotto tutti gli aspetti (1888), il prof. Sebastiano Salomone ha scritto: “Il nome attuale è un corretto di Fortezza d’Agrilla con cui chiamossi ai tempi degli Svevi”. Gli Svevi hanno “governato” la Sicilia dal 1194 al 1266 e quindi dobbiamo immaginare che lo sviluppo abitativo della cittadina a ridosso del Castello sia avvenuto a partire da tale periodo. La località, nelle più antiche carte geografiche, era anche detta “La Forza” e in molti documenti era chiamata “Forzìa”. Ed “Università d’Agrò” veniva chiamata quella che ai nostri giorni denominiamo “Comune” di Forza d’Agrò. E’ con la guerra del Vespro del 1282 che abbiamo conferma dell’esistenza del paese nel luogo dove oggi sorge. Del contributo di Forza d’Agrò a tale rivolta si fa menzione infatti in un diploma del 10 settembre 1282 (da Ricordi e Documenti del Vespro Siciliano di Caio Domenico Gallo, a cura della Società per la Storia Patria, 1882): “Re Pietro ordina alle Università di Nicosia, …. Agrò; che mandino a Taormina un determinato numero di arcieri, per custodire la via da Taormina a Messina; ove Giovanni Chelamidi, da Traina, ha incarico di condurre il fodro destinato al sostentamento della medesima città; e ciò a richiesta del menzionato Chelamidi”. L’Università di Forza d’Agrò ha dovuto inviare 20 arcieri. Il suddetto documento è importante perché conferma che già nel 1282 Forza d’Agrò, avendo una “Universitas” (oggi diremmo “Consiglio comunale”), era una cittadina amministrativamente costituita.
Nicola Di Cara
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