Nicola Di Cara – Forza d’Agrò – Assumendo come fonte l’Archivio Generale Agostiniano (AGA), che ho potuto consultare a Roma, e come anno di fondazione quello di concessione della chiesa della SS. Trinità da parte della Confraternita della Triade, il convento degli Eremiti di S. Agostino risalirebbe al 1591.
Anche lo studioso Salvatore Cucinotta in “Popolo e Clero in Sicilia nella dialettica socio-religiosa fra Cinque-Seicento” (1986), riporta: “Forza (d’Agrò), SS. Trinità: chiesa concessa dalla confraternita omonima il 2.4.1591. Nel 1650 il convento non era ancora finito: il maggiore introito proveniva da legati, censi e bolli; non praticavano la questua”. Il Convento era frequentato allora da 5 sacerdoti e 2 conversi; l’introito era pari a 427 scudi, l’esito a 354.
Invero, nella porta ad arco in pietra “dolomite” che immette nell’edificio, è inciso un anno, il 1559, che potrebbe significare l’inizio dei lavori del cenobio. In tale anno la Confraternita della Triade potrebbe aver ceduto agli Agostiniani il terreno adiacente alla chiesa della SS. Trinità perché i monaci potessero edificare il loro Convento.
Secondo quanto scritto dallo storico e religioso Vito Maria Amico nel suo “Dizionario topografico della Sicilia” (1856), nel 1608 i frati di S. Agostino sono stati uniti alla chiesa della SS. Trinità per opera di Andrea da Francavilla, maestro dell’Ordine, che si trovava nel piccolo paese per predicare il Vangelo alla gente del luogo.
L’iscrizione scolpita su una lapide, ancora oggi visibile all’interno del Convento, tra il chiostro e la scalinata di accesso al piano superiore, spiega un po’ di storia del cenobio agostiniano. Traducendo dal latino, si apprende che un certo Agostino Risini dal “Fortilizio” (Forza d’Agrò), eresse dalle fondamenta il Convento e lo arricchì di rendite. Il nipote Agostino Cacopardo, figlio della sorella, lo ha riportato in una forma migliore. Il giorno 26 aprile 1760 ha celebrato il Capitolo il Pr. Mag. Giuseppe Lombardo, suo discendente, con somma gioia dei confratelli che, con grande onore e amore, hanno proseguito l’attività religiosa sotto il superiore R.mo Padre Generale Francesco Saverio Vasquez.
Le leggi del 1866 e 1867, che hanno permesso allo Stato di appropriarsi dei beni ecclesiastici, hanno di fatto determinato la fine del Convento e dei monaci di S. Agostino. Il vecchio Monastero, oltre che Municipio (fino al 1982), è stato Scuola elementare, Ambulatorio medico, addirittura Caserma dei Carabinieri. Alcune tra le più facoltose famiglie forzesi di allora sono riuscite ad accrescere la loro proprietà terriera e, di conseguenza, la loro influenza socio-economico-politica sulla popolazione, acquistando terreni e case appartenuti al Convento di S. Agostino (vedi il libro di Salvatore Cucinotta Sicilia e Siciliani – Dalle riforme Borboniche al “Rivolgimento” Piemontese – Soppressioni – 1996).
Le indicazioni bibliografiche che riporto possono consentire ulteriori approfondimenti.
Nel 2002, sono stati completati i lavori di ristrutturazione e di restauro dell’edificio. L’ex Convento agostiniano è ritornato così ad essere un elemento di pregio del patrimonio architettonico ed artistico di Forza d’Agrò. Soprattutto è tornato ad essere un bene fruibile e godibile da parte di tutti, in particolar modo dalla comunità forzese, che ha con questo un forte legame, religioso ed affettivo.
Nicola Di Cara
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