Forza d’Agrò – Tutti noi abbiamo studiato a scuola quel processo storico noto col nome di “Risorgimento”, che ha portato l’Italia a conseguire la propria Unità nazionale ed a proclamare nel 1861 il Regno d’Italia. Ma forse non sappiamo che anche Forza d’Agrò e la sua Valle hanno contribuito alla realizzazione di tale importante evento storico. Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, succeduto nel 1830 a Francesco I, non è riuscito a fare qualcosa di concreto che migliorasse il livello di vita della popolazione. Come da manifesto conservato nell’Archivio comunale di Forza d’Agrò, Re Ferdinando II nel 1847 ha promesso che avrebbe “totalmente abolito il dazio fiscale sul mulino del grano” e “l’attuale dazio sul sale …. sia ridotto”. Nel 1848, “moti” sono scoppiati un po’ ovunque e spinte autonomistiche hanno reso “calde” zone a noi vicine. Il comando delle operazioni militari è stato affidato dai Borboni al Generale Carlo Filangieri, che aveva ai suoi ordini circa ventiquattromila uomini, artiglierie, imbarcazioni. Comandante supremo per i rivoltosi Siciliani era il Generale polacco Luigi Mieroslawsky, che poteva contare su circa seimila uomini dislocati nelle varie fortezze presenti sulla costa ionica, compreso il castello forzese. Tutti i giovani dai diciotto ai trent’anni sono stati chiamati alle armi per provvedere al rinforzo delle fortificazioni e combattere i Borboni. Il generale regio Carlo Filangieri il 2 aprile 1849 si è portato tra Forza d’Agrò e Sant’Alessio per eseguire un’insistente azione di fuoco con lo scopo di aprire una via verso Taormina alle truppe regie. Il 30 maggio 1849 il generale Filangieri ha scatenato l’offensiva da Scaletta occupando in pochi giorni le fortezze di Alì, S. Alessio, Forza d’Agrò e Taormina, cosicché sulla nostra fortezza è tornato a sventolare nuovamente l’odiato vessillo borbonico al posto del tricolore della libertà. Dalle Memorie storiche e critiche della rivoluzione siciliana del 1848 (digitalizzato da Google), apprendiamo che “un campo di operazioni di un 2000 uomini con quattro pezzi di campagna a Forza di Agrò si stabilisse, perché di concerto agisse colle forze di Milazzo”. E ancora, nel caso si verificasse uno sbarco del nemico a Milazzo, “come avvisarsi di disporre tre mila uomini con otto pezzi da campo tra Forza d’Agrò, Ali, e Scaletta? ”Notizie sulla parte avuta da Forza d’Agrò e dintorni nelle battaglie risorgimentali, sono riportate nel libro Cospirazione e rivolta di Raffaele Villari (1881). Ecco alcune fasi, relative ad avvenimenti accaduti nel 1850, raccontati dall’autore: «Nella stessa notte il nostro Colonnello Pracanica muovendo da Taormina s’internava nella zona neutrale. Occupato il Capo di Santo Alessio ed il paese di Forza d’Agrò da due compagnie, il resto del 2° battaglione si avanzò verso Alì. ……….. Qui [a Limina, il 31] ci fermammo per dare un indispensabile riposo all’esausta gente. L’indomani, primo aprile, ci raggiunsero i sopraddetti distaccamenti di Forza d’Agrò e quelli di Capo Santo Alessio, cui esso dovette lasciare stantechè dopo avere resistito 24 ore e perduto un terzo di uomini fulminati dai vapori, non poteva tenere affatto la posizione del Castello priva come era di artiglieria….. La nostra forza che non passava il numero di 800 uomini. …. Col favore della notte l’amico Speciale contento come una Pasqua solcava col suo legnetto le acque di San Rainiero, e si avviava al Capo di Santo Alessio, dove un vapore napolitano e due lancioni formavano la crociera, che vigilava quel tratto marittimo. …. » Dall’Archivio comunale rileviamo che, in data 28 maggio 1860, “il Presidente del Comitato Provvisorio di Castroreale [Antonino Salera] comunica al suo omologo di Forza d’Agrò che è necessario mantenere in vigore la tassa sul macinato per sostenere, col ricavato, la causa di liberazione nazionale”. Garibaldi è entrato in Messina il 27 luglio 1860 alle ore tre del pomeriggio. L’ingresso di Garibaldi è stato accolto dalla folla acclamante. In questo periodo del Risorgimento italiano, quindi, la nostra zona ha svolto un ruolo importante e, per essa, le antiche fortezze (dove si erano ritirate le truppe regie) ed il Marchese Pietro Mauro, santalessese, discendente da un’antica e nobile famiglia nonché figura rilevante nella lotta contro i Borboni, grazie alla sua partecipazione al movimento diretto dal messinese Pasquale Calvi. Dal rigoroso lavoro di ricerca pubblicato in rete dall’Archivio di Stato di Torino, emergono i nomi di ben 14 “garibaldini” nati a Forza d’Agrò: Ardizzone Giuseppe, Bartolone Gaetano, Cacaperdo [probabilmente Cacopardo] Innocenzo, Cacoperdo [probabilmente Cacopardo] Vincenzo, Cascio Pietro, Di Guagliasta [probabilmente Quagliata] Mario fu Carmelo e di Pagano Rosa, Fiore Sebastiano, Gentile Matteo, Mercurio Giovanni, Micale Giuseppe, Muzzolina Mariano, Olivieri Francesco, Picone Francesco, Rizzo Antonio. Nicola Di Cara Foto: Il Castello di Forza d’Agrò
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