La statua di S. Caterina d’Alessandria

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Forza d’AgròNicola Di Cara – La statua di S. Caterina d’Alessandria è l’opera che rappresenta l’esempio della devozione forzese verso le immagini scolpite, in particolare verso il martirologio femminile, molto diffuso in Sicilia nel secolo XVI. Da un atto del notaio Mariano Crisafulli del 29 dicembre 1558, riportato dallo studioso casalvetino Domenico Puzzolo Sigillo in una Miscellanea del 1927 e che di seguito traduco da un latino “volgare” talvolta poco comprensibile e “pedissequo”, si apprende della commissione fatta dai Maestri [dell’Opera] e dal Procuratore della “chiesetta” di S. Caterina di Forza d’Agrò, ai nobili scultori Martino Montanini, fiorentino, appena nominato Capomastro e scultore della città di Messina, e Giuseppe Bottone, messinese, di scolpire per il prezzo di 40 onze, l’immagine della Santa alessandrina, titolare della chiesa omonima di Forza d’Agrò (detta anche di S. Francesco perché “tenuta” dai frati francescani dell’adiacente convento). Alla stipula del “solenne” atto erano presenti di persona i nobili Geronimo Riccio, Giovanni Domenico Crisafulli e Nicolò Andrea Ricca ed i Procuratori della chiesa di Santa Caterina della terra del “Fortilicij agro” [Forza d’Agrò]. Agli scultori è stato richiesto di “fare e compiere a tutto punto”: «… l’Immagine in rilievo di marmo bianco della Santa Vergine Caterina, con tutte le sue cose necessarie, … e portare a termine tale immagine, facendola buona, ottima, perfetta, senza alcun difetto, entro il mese di settembre dell’anno prossimo futuro … Nel qual plinto, detti maestri, siano obbligati a fare e compiere in rilievo tre Storie, cioè a dire: prima la Storia che fu messa alla ruota, poi l’altra Storia di come fu decollata e l’altra di come gli angeli si presero la sua santissima anima, e a dette storie fare quei personaggi necessari e pertinenti a dette storie.» Segue a margine altro atto trascritto in data 11 novembre 1559, riguardante la consegna della statua ai rappresentanti della chiesa di S. Caterina di Forza d’Agrò, essendo l’immagine e il plinto stati eseguiti “nella giusta forma come previsto nel sopraddetto contratto”. Così si legge nell’atto: «Tommaso Lo vairo e Domenico Cannario Manfredi chuchiasi Lucio de Mascari presenti intervenendo a questa casa come i confrati e i commissionati dei monaci e degli altri confratelli della Chiesa di Santa Caterina della terra del “Fortalici agro” [Forza d’Agrò] …» E’ interessante notare come uno dei presenti sia denominato col soprannome [Lo vairo o Lovario] piuttosto che col cognome [Lombardo].

La statua di Santa Caterina, che secondo la tradizione è stata trovata su uno scoglio della Marina di Forza d’Agrò, dove l’avrebbero deposta i marinai di una nave per salvarla da una tempesta in atto (scoglio che poi ha preso il nome della Santa stessa), rappresenta la Vergine come una giovane vestale romana. Un ampio mantello le copre il vestito aderente. La mano sinistra tiene una palma, simbolo del martirio, ed un libro, che ricorda la sua sapienza e la sua funzione di protettrice degli studi. La mano destra, invece, sospinge una lunga spada nella testa dell’Imperatore Massimino Daia, che nel 305 d. C. ne ha ordinato il martirio ad Alessandria d’Egitto. Così ha scritto Stefano Bottari nel suo libro “Forza d’Agrò” (1927): «Gli occhi, percorsi da un fremito vibrante di vita, sfuggono dalle nitide sagome lunate delle sopracciglia e si affissano, un po’ duramente, al cielo, dove tutte le tempeste umane svaniscono in una serenità senza confine.» L’intero gruppo marmoreo, costituito dalla statua e dal plinto d’appoggio, ha trovato la sua destinazione in un tabernacolo così sottoscritto: FRANCESCO PACUNI – PROCURATORE 1682. Quando la chiesa di S. Caterina, a metà degli anni ’50 del XX secolo, ha cominciato a dare segni evidenti di decadimento, la statua di S. Caterina è stata trasferita nella Chiesa Madre e posizionata sull’altare accanto alla porta della sagrestia. Purtroppo nessuno a Forza d’Agrò ricorda a quale Santo o Santa fosse dedicato precedentemente tale altare della Chiesa Madre. Dobbiamo dire che, ancora una volta, i nostri avi sono stati lungimiranti: il 25 novembre, giorno in cui viene festeggiata la Santa uccisa dall’Imperatore Massimino Daia perché si è rifiutata di adorare gli dei e di sposarlo, rappresenta oggi la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Nicola Di Cara

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