Forza d’Agrò – L’arresto dei tre bulli che con le loro bravate avevano messo in soggezione una intera comunità, ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo a Forza D’Agrò. In paese ormai era da tempo che circolavano certe voci sul conto dei tre ragazzi, ed alla fine i carabinieri hanno chiuso il cerchio. Da ieri mattina alle cinque quando è scattato il blitz nel piccolo paese collinare non si parlava d’altro, anche se di fronte ai taccuini ed ai microfoni le bocche si chiudono. In verità c’era poco da commentare, anche se la “pericolosità” di questa banda non faceva dormire sonni tranquilli a molti. Nessuno poteva dirsi al sicuro. Erano in tanti che avevano stipulato polizze per la copertura di incendio e furto mentre in molte abitazioni si applicavano grate alle finestre e si rinforzavano i portoni. Oramai si temeva per le proprie cose. L’ultimo raid risale allo scorso luglio quando vennero bruciate due auto, una Fiat Punto dell’ex assessore Agostino Gullotta, padre dell’attuale assessore alla Cultura, Nino, e l’altra, una Opel corsa, del fratello di un vigile urbano. A giugno, era stata bruciata la Lancia Libra di un altro vigile urbano. I carabinieri della locale stazione al comando del maresciallo Maurizio Zinna hanno seguito tutte le piste, oltre ad avere intensificato i controlli, e nulla è stato trascurato anche se difronte alle insistenze dei cronisti il comandante cercava di buttare acqua sul fuoco, ma le indagini andavano avanti e prendevano la direzione giusta. Anche un eventuale collegamento con il trafugamento di una tela del settecento dalla chiesa della SS. Trinità, avvenuta lo scorso settembre, o con i continui furti nelle scuole del paese. Per quest’ultimo reato era già stato arrestato a suo tempo Giuseppe Macrì, parte della refurtiva recuperata e riconsegnata al dirigente scolastico. Della tela, invece, ancora oggi non si hanno notizie, ma si sta verificando a 360 gradi.
Su questi arresti pochi hanno voglia di parlare, ma qualcuno si lascia andare ad un “era ora”. Qualcuno sussurra di un collegamento tra l’incendio del fuoristrada intestato al padre di uno dei due che è andato a fuoco qualche settimana fa a Roccalumera. “Potrebbe trattarsi di una ritorsione – ci dice un signore a mezza voce – segno che in paese qualcuno sapeva”. Ma è anche questa una ipotesi. Anche il sindaco del paese, avv. Fabio Di Cara, declina l’invito per un commento. “Penso alle famiglie di questi ragazzi”, dice soltanto. Ma sono parole che dicono molto sullo stato d’animo di Di Cara.
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