Forza d’Agrò – Scavi di Scifì, abbandonati ed incompleti. L’ultima speranza per una ripresa della campagna di scavi, un appello al prefetto di Messina, Stefano Trotta. Lo ha lanciato il vice sindaco di Forza D’Agrò, Massimo Cacopardo, con una lettera indirizzata proprio al Prefetto, nella quale, dopo avere ricordato “la grande sensibilità mostrata per il nostro territorio e l’interesse per tutti i tesori che in esso sono custoditi” ne chiede l’interessamento “affinchè le competenti autorità, quali l’Università di Messina, la Soprintendenza ai Beni Culturali, l’assessorato regionale ai Beni Culturali, possano prestare attenzione al nostro sito, anche con l’ausilio di strumentazioni quali georadar al fine di poter valorizzare, conservare e rendere fruibile l’importante sito archeologico di Scifì”. L’appello al prefetto Trotta non cade a caso. Difatti in occasione della sua visita istituzionale presso il comune di Forza D’Agrò gli è stata illustrata l’importanza del sito archeologico di Scifì, dove alcuni decenni fa vennero ritrovato importanti resti di un edificio di epoca romana, che non si è riusciti finora a valorizzare a causa delle carenti risorse economiche. In quella occasione il prefetto si mise a disposizione della comunità per potere raggiungere l’obiettivo di una ripresa della campagna di scavi, anche perché il sito, dopo oltre dieci anni, versa in un indecoroso stato di abbandono che stride con le velleità di valorizzazione cui l’amministrazione comunale di Forza D’Agrò anela. Recentemente poi, grazie all’interessamento della dottoressa Gabriella Tigano, dirigente per i beni archeologici della Soprintendenza di Messina, l’area è stata posta sotto il vincolo della Regione, per cui non ci sarebbe più alcun ostacolo, nonostante appartenga a privati, per una ripresa delle ricerche per potrebbero portare, secondo gli esperti, a scoperte veramente importanti che potrebbero portare a riscrivere la storia della Valle d’Agrò.
Gli scari a Scifì iniziarono nel 1987 grazie agli studi dell’ins. Giuseppe Lombardo che intuì come in quella area dovesse sorgere qualcosa di imponente. Si pensava ai resti dell’abbazia dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò, vennero fuori mura di un edificio di epoca romana e quelli successivi tra il novembre 201 e l’aprile 2002, finanziati dalla Provincia e svolti in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Messina, portarono al rinvenimento di reperti risalenti alla seconda metà del IV sec. d.C. La conclusione fu che erano state individuati due momenti di frequentazione di quell’area compresi tra la fine del III sec e la metà del IV sec. d.C. Una ripresa degli scavi, oltre a delimitare l’area di questo insediamento, potrebbe avere un indubbio interesse storico oltre che turistico. (gi.pu.)
Purtroppo, ed è questo il rammarico principale che il vice sindaco Massimo Cacopardo ha voluto rappresentare al Prefetto, da 12 anni l’area, sebbene visitata da tanti studiosi, è abbandonata, vistro che l’ultimo intervento manutentivo risale al 2002. L’ultima beffa due anni fa in occasione della settimana dei beni culturali quando in seguito ad una visita guidata venne strappa alla soprintendenza la promessa di un georadar. Ancora a Scifì lo stanno aspettando.
Sarebbe il caso che l’amministrazione comunale, tenuto conto che la Soprintendenza di fondi ne ha pochissimi, chiedesse la collaborazione del Cnr di Messina per effettuare indagini con adeguate strumentazioni, quali il georadar.
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